Particolare del Retablo del Presepio del Maestro di Castelsardo

Pala di San Cristoforo

Pala di San Cristoforo
  • Nazione - Italia
  • Città - Cagliari
  • Luogo di conservazione - Pinacoteca Nazionale di Cagliari
  • Categoria - Dipinti
  • Inventario - DI32
  • Materia e tecnica - tempera e olio su tavola
  • Autore - Pittore controriformista d’ambito romano
  • Dimensioni - cm. 350 x 440 circa
  • Datazione - 1580 circa

Le tavole provengono dalla chiesa cagliaritana di S. Francesco di Stampace. La pala di San Cristoforo era collocata nella cappella dedicata al Beato Bonaventura da Potenza, dove la vide il canonico Giovanni Spano (1861) già dotata di cinque tavole; dalla descrizione dello studioso si deduce la mancanza di due tavole, una delle quali sarebbe l'Incoronazione della Vergine, o di una tavola e una nicchia (che doveva ospitare una scultura secondo lo schema canonico del retablo a doppio trittico). Varie traversie e rimaneggiamenti dovettero causare lo smarrimento dei due pezzi mancanti e inoltre una sistemazione dei dipinti in senso inverso alla posizione obbligata, con il S. Cristoforo e il S. Sebastiano che rivolgevano lo sguardo all'esterno e non all'interno, verso il centro della composizione, come invece avviene secondo l'attuale ricostruzione, la cui principale novità consiste nell'inserimento della tavola dell'Incoronazione della Vergine tra la S. Caterina posta a sinistra e il S. Giacomo minore sulla destra (avendo le tre tavole la stessa altezza). Nonostante alcuni studiosi avessero già attribuito i sei dipinti allo stesso autore non è mai stata tentata la loro collocazione organica all'interno di un medesimo retablo. La validità dell'attuale disposizione e soprattutto dell'inclusione all'interno del retablo dell'Incoronazione della Vergine, trova un'importante conferma in un precedente autorevole: lo stesso Crespi infatti, nella compilazione del Catalogo delle suppellettili artistiche della Regia Università del 1893, descriveva la Incoronazione della Vergine come facente parte, assieme agli altri cinque pezzi, del «medesimo assito» e li giudicava dipinti dalla «medesima mano». È difficile ipotizzare come fossero le cornici originarie, eccetto che per la parte alta, sulla base della cornice del timpano; non si ha alcuna notizia dell'ipotetica predella che probabilmente chiudeva la composizione, come pure dello scomparto centrale in basso.

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