Particolare del Retablo del Presepio del Maestro di Castelsardo

Amuleto

Amuleto
  • Nazione - Italia
  • Città - Cagliari
  • Luogo di conservazione - Pinacoteca Nazionale di Cagliari
  • Collezione - Acquisto Collezione Sanjust – 12. 2. 1925
  • Categoria - Oreficeria
  • Inventario - OR179
  • Materia e tecnica - Argento e opalina - Tecnica a filigrana e granulazione
  • Dimensioni - Lunghezza cm. 3,2; diametro 1,6
  • Datazione - XIX secolo

L’amuleto caratterizzato da una sfera di colore nero, legata in argento a formare un ciondolo, è diffuso in molti centri sardi, con diverse denominazioni ( sabegia, cocco, pinnadeddu…). Allo scopo di proteggere i bambini dal malocchio, l’amuleto si appendeva agli abiti o nelle culle. La sfera nera può essere di diversi materiali, come pasta vitrea, ambra nera, legno, onice, ossidiana, ecc. Le catenelle più o meno elaborate che reggono la sfera, sono sempre in argento: secondo la credenza popolare, infatti, l’oro avrebbe il potere di annullare la carica magica delle pietra. Spesso il potere magico dell’oggetto è rafforzato da elementi in corallo e sonaglini. La rottura della sfera veniva attribuita al fatto che l’amuleto avesse effettivamente protetto dal malocchio il suo portatore.

Opalina azzurra incapsulata nell’argento lavorato a filigrana e granulazione.

A queste pietre sono dati simbolicamente la forma sferica ed il colore associati ai pianeti, considerati come perfetti e divini e guidati dagli angeli, dei quali le pietre racchiudono gli influssi particolari nell’ambito del complesso sistema magico-astrologico-religioso che determina il simbolismo dei colori: la sfera di vetro rosso, verde o azzurra è il simbolo degli occhi di Horo, che così sono descritti nei papiri delle piramidi.

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